Zusammenfassung: L’oggetto del presente lavoro è la fenomenicità, la molteplicità e la storicità del sacro nel pensiero di Bernhard Welte (1906-1983), teologo, filosofo, sacerdote cattolico e professore di filosofia della religione cristiana all'università Albert-Ludwig di Friburgo in Brisgovia. Nell’affrontare la filosofia di tale autore si cercherà di metterne in luce la peculiare trattazione dedicata alla questione della manifestazione del sacro, della pluralità e del cambiamento storico delle figure nelle quali esso di volta in volta si concretizza. Questo lavoro si vuole iscrivere all’interno del ricco campo di ricerche filosofiche sul pensiero di Welte con l’intento di contribuire al suo ampliamento ed approfondimento. Affiancando alla lettura di testi pubblicati nelle opere complete di Welte l’analisi particolareggiata di alcune parti di due suoi scritti inediti, si vuole portare all’attenzione del lettore un aspetto della filosofia della religione weltiana ancora sconosciuto. In questi ultimi scritti, infatti, emerge una dettagliata riflessione sul problema della fenomenicità, della molteplicità e della storicità delle figure del sacro o, detto altrimenti, sul problema della diversità delle religioni, non rinvenibile Il pensiero di Welte si delinea come un’originale filosofia della religione capace di far dialogare la tradizione filosofica cristiana e le nascenti prospettive teoriche novecentesche aperte dal discorso fenomenologico. La filosofia del religioso di Welte si configura così come una fenomenologia della religione, più specificatamente, come un’analisi che con il ricorso allo strumentario concettuale fenomenologico prova ad indagare razionalmente il sacro. Solo con l’aiuto della ragione – si tratta in questo caso di una razionalità altra, più originaria ed autentica rispetto a quella scientifica – è possibile, secondo il nostro autore, pervenire alla conoscenza del significato proprio dell’essenza del sacro. Nell’epoca della secolarizzazione l’assenza del sacro, il suo negarsi all’esperienza diretta umana, impone al fenomenologo di identificare e di battere, con quello che Welte definisce uno sforzo del pensiero, una strada alternativa alla datità originaria del fenomeno che renda possibile l’accesso alla dimensione religiosa. La via d’accesso al sacro individuata da Welte tramite il procedimento teorico è rappresentata dalla heideggeriana domanda sull’essere.Nella fenomenologia weltiana il sacro è concepito come evento (Ereignis), come relazione con l’uomo la quale eviene storicamente e che dà quindi origine ad una storia delle religioni in cui il sacro si manifesta in modi sempre diversi fino a giungere, per esempio, nell’epoca contemporanea al suo darsi come assenza. La diversità delle configurazioni che il sacro assume nel corso della storia – e questa diversità è rinvenibile non solo tra una formazione religiosa e l’altra ma persino all’interno di una religione stessa - deriva dal suo carattere di evento. Il sacro, che per primo fonda la relazione religiosa, eviene sempre di nuovo e dà origine nel suo costante differenziarsi ad epoche ogni volta diverse, all’alternarsi di periodi in cui si esperisce la vicinanza del sacro e periodi in cui, invece, se ne esperisce la lontananza. La molteplicità e la storicità del sacro e delle sue figure appartengono quindi all’essenza stessa di questo, al suo carattere di epocalità. È il Cristianesimo, secondo Welte, ad occupare una posizione del tutto particolare all’interno della storia delle religioni. Annunciando l’irruzione della grazia divina e la conseguente liberazione dal decadimento e dall’incompiutezza propri della finitezza umana esso ha significato l’abbandono di ogni inessenza e parzialità da cui la religione è affetta, l’affrancamento dall’elemento umano del religioso. Il Cristianesimo, sostiene Welte, ha rappresentato la redenzione dalla religione stessa intesa come prodotto umano
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